sabato 4 ottobre 2014

Convegno resoconto: La famiglia, nuova periferia esistenziale?

La famiglia, nuova periferia esistenziale?
La comunità cristiana di fronte alle sfide della Gendercrazia




Il convegno “La famiglia, nuova periferia esistenziale?” non è un'iniziativa isolata, ma una tappa all'interno di un percorso. Alcuni anni or sono si avvertì nella Diocesi di Brescia la necessità di prestare maggiore attenzione al mondo delle persone che vivono pulsioni omosessuali. Il punto di partenza era chiedersi cosa può fare la Chiesa per accogliere queste persone, per andare loro incontro. Sembrava importante, per sfuggire al pericolo di una certa indifferenza verso i fratelli e sorelle che sperimentano attrazioni verso persone dello stesso sesso, impegnarci in un approfondimento sia a livello di comprensione del fenomeno sia a livello di conoscenza di cosa era già attivo (almeno in ambito lombardo) in fatto di proposte pastorali. Ci siamo così resi conto che ci sono molti gruppi e iniziative, nella realtà ecclesiale lombarda, impegnati in questo ambito, e che svolgevano un'azione pastorale molto variegata, tanto da apparire a volte persino contrapposta. Abbiamo perciò dovuto interrogarci su quali offrivano vera accoglienza, ossia un'accoglienza evangelica, che sapesse coniugare amore e verità, nella certezza che non si aiuta veramente una persona se non sostenendola nel suo cammino per fare verità sulla propria situazione, con amore.
Camminando insieme ad alcuni amici che sono elencati tra i promotori del convegno, abbiamo via via acquisito consapevolezza che si stava verificando un profondo cambiamento nella comprensione non più soltanto del fenomeno omosessuale, bensì – più ampiamente – della concezione di uomo, donna e delle relazioni fra di loro: ci siamo imbattuti nel pensiero gender. Ci siamo accorti, cioè, della sempre maggiore diffusione di un certo modo di guardare alla persona umana fondato sul presupposto che l'autopercezione psicologica di essere uomo o donna ed i ruoli sociali connotati al maschile ed al femminile non dipendono e non hanno legame con il dato biologico che ci fa nascere maschi o femmine. Nel corso degli anni abbiamo perciò dato vita ad una serie di convegni con l'intenzione di sensibilizzare gli operatori della pastorale e di favorire una presa di consapevolezza dei mutamenti in atto, fino ad arrivare al convegno del 4 ottobre 2014.
Eravamo partiti con l'idea di aiutare le persone con orientamento omosessuale e toglierle dalla marginalità nella quale si trovavano; oggi ci interroghiamo se non stia accadendo che la famiglia naturale stia diventando l'elemento negletto, marginalizzato, una periferia esistenziale, sottoposta ad uno stress culturale, mediatico e legislativo mirato a modificare il modo di concepire l'uomo e la donna. Sta cambiando l'antropologia. Questo rischia, come è stato ricordato anche dal Comunicato del Consiglio permanente della CEI del settembre 2014, di far sì che oggi la famiglia sia trascurata, indebolita, non più sostenuta. E questo ci interroga profondamente a partire dalla consapevolezza che la dottrina cattolica ha che la famiglia è la cellula fondamentale della società. Se è in pericolo la famiglia è in pericolo la società e quindi il futuro.

Il convegno del 4 ottobre 2014 si è mosso in due direzioni:
1. Illustrare come sia avvenuta la trasformazione; come sia montata l'ondata di prese di posizione da parte di Istituzioni internazionali, nei mass media e in molte élite intellettuali che hanno cambiato così profondamente il nostro modo di percepire la realtà umana da farci sembrare oggi naturali espressioni che fino a poco tempo fa neppure conoscevamo. Un esempio evidente è nel termine di nuovo conio “omogenitorialità”. “Genitore” è colui che genera. È ben difficile che due uomini (o due donne), unendosi carnalmente, diventino genitori; si tratta evidentemente di una costruzione sociale. Eppure la sentiamo così frequentemente che ci è divenuta familiare.
Abbiamo chiesto a Marguerite Peeters, giornalista e scrittrice (è appena stato pubblicato da San Paolo Il gender. Una questione politica e culturale) che ha monitorato gli sviluppi semantici, politici, culturali ed etici a livello della governance mondiale dal 1994, di tracciare la storia di questo cambiamento e di chiarire il ruolo cruciale giocato dall'uso, o meglio, dalla manipolazione del linguaggio. Dai suoi interventi è emerso chiaramente come siamo di fronte ad un percorso culturale e politico esplicito, condivisibile o meno, ma un percorso culturale a tutti gli effetti. Non siamo davanti a un oscuro complotto tramato nascostamente da circoli segreti, bensì a un percorso che risulta leggibile attraverso documenti ufficiali in cui le finalità del cambiamento in atto sono esplicitamente dichiarate. Tale percorso culturale e politico si è caratterizzato per la sua capacità di attribuire un maggiore potere a piccole élite considerate civilizzanti e progressiste a scapito dell'indebolimento del peso della rappresentanza democratica, considerata conservatrice ed invischiata in pregiudizi culturali che andrebbero debellati. La guida di questa trasformazione globale è, infatti, nelle mani di potenti minoranze attive (una gendercrazia) che agiscono attraverso l'imposizione dall'alto di nuovi valori e di una “nuova etica”. Una imposizione operata attraverso Istituzioni sovranazionali a basso o nullo controllo democratico. Questo non ci porta a misconoscere che vi siano anche esigenze dal basso, di persone che non appartengono a quelle élite e che hanno motivi per spingere a favore della battaglia culturale gender, ma è chiaro che questi imponenti traghettamenti culturali non potrebbero avvenire, non avrebbero forza sufficiente per imporsi, se non perché alcune potenti lobby sono riuscite a controllare alcune Istituzioni dalle quali vengono calate decisioni che poi si traducono in norme sempre più stringenti.
Il messaggio del card. Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, ci ha consentito di leggere il fenomeno da una prospettiva diversa, quella cioè dei Paesi africani che sono attualmente investiti da pressioni culturali fortissime affinché recepiscano gli stravolgimenti del gender; pressioni così costringenti, da configurarsi come autentica forma di neocolonialismo dell'Occidente, di cui fa le spese la cultura africana. A conclusione della mattinata la video-intervista a John Colapinto (giornalista autore di Bruce, Brenda e David, San Paolo) ci ha indotti a riflettere su come la scienza, frequentemente invocata a garanzia di oggettività, sia essa stessa passibile di nefaste manipolazioni quando viene asservita ad una ideologia.

2. Dopo l'approfondita ricostruzione storica del percorso che ci ha portato alla situazione attuale, il pomeriggio è ripreso con una analisi di come le leggi abbiano influito e influiscano sul cambiamento culturale. La legge non ha infatti solo un ruolo regolativo, ma anche pedagogico, di cultura. Per questa ragione abbiamo chiesto all'avv. Giancarlo Cerrelli, cassazionista e canonista, vice Presidente nazionale dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani, di parlarci della manipolazione del diritto, con uno sguardo alla situazione italiana, ma anche ponendo attenzione al contesto nel quale ci troviamo inseriti, illustrando le prese di posizione di alcune Istituzioni europee ed organismi internazionali e le conseguenze che ne sono derivate.
Poiché inoltre si moltiplicano i dibattiti - ma esistono anche proposte legislative in merito - in cui sempre più spesso si sente ripetere che non farebbe nessuna differenza per un bambino crescere nel contesto di una coppia omosessuale, ci siamo chiesti su quali basi si affermi oggi, con tanta facilità, che è indifferente crescere in una famiglia naturale o in una “omogenitoriale”.
Per quanto nessuno di noi sia cresciuto in una famiglia perfetta, è evidentemente diverso trovarsi a crescere in una famiglia in difficoltà per eventi fortuiti o pianificare prima, per legge, che si nasca e cresca in una situazione difettosa. Dopo avere dato voce a esperienze di vita concrete - Oscar Robert Lopez (che è cresciuto all'interno di una coppia lesbica) e Dawn Stefanowicz (cresciuta con un padre omosessuale) - abbiamo voluto cercare di capire cosa ci dicono le ricerche scientifiche al di là dei facili slogan. Lo abbiamo fatto con una duplice chiave di lettura. Anzitutto abbiamo dato voce alle acquisizioni recenti delle neuroscienze, grazie alla brillante sintesi propostaci dal prof. Massimo Gandolfini. Il quadro offerto ci ha aiutati a cogliere come sia semplicistico parlare di “dato biologico” e “fattori ambientali” come elementi separati e contrapposti, e come invece la nostra realtà sia più complessa. Il progresso delle neuroscienze sta dimostrando come l'ambiente influisca sulla strutturazione stessa del nostro cervello e viceversa, in un rapporto di continuo interscambio. Questa grande complessità, che appena cominciamo a cogliere, ma sulla quale ancora molto resta da scoprire, suggerisce quanto meno grande prudenza prima di affermare una presunta indifferenza tra il crescere con un papà ed una mamma o in mancanza di una di queste figure. Infine, abbiamo chiesto al dott. Roberto Marchesini una rassegna critica della letteratura psicologica dedicata alla “omoparentalità” ed ai suoi effetti sul processo di crescita del bambino. I media ribadiscono in continuazione che la letteratura dimostra non vi siano danni a carico dei bambini cresciuti in coppie omoparentali. Questa affermazione apodittica, ripetuta orma da anni, anche attraverso l'autorevolezza degli ordini professionali, ci ha indotti a riservare uno spazio per comprendere cosa davvero dicono queste ricerche.
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Per molteplici ragioni non ci è stato possibile realizzare veri e propri Atti. Vi offriamo perciò in mail successive le sintesi (nostre, non degli autori) degli interventi di Peeters, Cerrelli e Gandolfini, l'articolo del dott. Marchesini sullo stesso argomento affrontato nel convegno, il messaggio del card. Sarah, i testi delle videotestimonianze con il link per ciascun video (se qualcuno desidera ricevere i file con i sottotitoli, può richiederli a questo indirizzo).
Per approfondimenti rimandiamo al testo di Marguerite Peeters, Il gender. Una questione politica e culturale, San Paolo; John Colapinto, Bruce, Brenda e David, San Paolo; Dawn Stefanowicz, Fuori dal buio, Ares; Massimo Gandolfini, Mamma e papà servono ancora?, Cantagalli (di prossima pubblicazione). Aggiungiamo un articolo di Giancarlo Cerrelli pubblicato più recentemente, e un articolo scritto qualche tempo fa da Massimo Gandolfini e Roberto Marchesini.

Ringraziamo coloro che sono stati presenti al convegno, che ci auguriamo abbia fornito utili spunti di riflessione e strumenti di discernimento. Sperando di fare cosa gradita, abbiamo inserito i vostri indirizzi nella nostra mailing list, alla quale periodicamente inviamo segnalazioni ed aggiornamenti e che spesso è strumento per scambio di materiali. Naturalmente, se non desiderate ricevere ulteriori email, è sufficiente che ce lo segnaliate con un messaggio a questo indirizzo.

Cordiali saluti,
La Segreteria